Svariate volte ho avuto modo di esprimere il mio apprezzamento per
l’operato della dottoressa Barbanente, per la sua presenza sul territorio, per
la sua preziosa disponibilità, per la puntualità dei suoi interventi. Oggi,
però, non posso che rimanere basito davanti alle sue ultime dichiarazioni,
rispetto alle quali credo sia doveroso fornire delle chiarificazioni a
beneficio, in particolare, di quelli che non conoscono nel dettaglio la vicenda
di Cava Pontrelli.
E per fare chiarezza non credo vi sia modo migliore che rimanere sui
fatti, la cui evidenza oggettiva è inconfutabile.
Dall’anno della scoperta del sito paleontologico, il 1999, non è stato
fatto nulla per acquisirne la proprietà e altrettanto per tutelarne lo stato di
conservazione. Per entrambe queste due omissioni le responsabilità sono
evidenti e sono addebitabili allo Stato italiano, il quale avrebbe dovuto
applicare la legge senza alcuna esitazione, così come si fa nei casi in cui la
proprietà privata soccombe al cospetto della pubblica utilità: lo prevede la
Costituzione, lo sancisce il Codice Civile. Non mi interessa indagare le
ragioni di questa grave negligenza; mi preme rimanere sull’incontrovertibile
oggettività fattuale. Chi ritiene di poter affermare il contrario lo faccia
pure, e in tal caso spieghi anche perché lo Stato italiano, non pago di non aver
applicato la legge, si è altresì disinteressato di tutelare e preservare
adeguatamente la paleo-superficie che pure era stata immessa nei beni demaniali
con D.M. del 7 dicembre del 2000.
La politica locale avrebbe
potuto, durante tutti questi anni, colmare il vuoto istituzionale causato dalla
latitanza dello Stato; tutta la politica locale avrebbe potuto farlo: quella di
destra e quella di sinistra. Se gestire il potere vuol dire farlo in modo
responsabile, nell’interesse pubblico prima ancora che di quello di parte,
allora la destra e la sinistra sono in egual misura responsabili dell’attuale
stato di degrado di Cava Pontrelli, poiché avrebbero potuto agire in maniera più
incisiva, a vari livelli, compreso quello parlamentare, denunciando il perdurare
di quell’orribile crimine perpetrato a discapito di un patrimonio dell’Umanità
intera.
La sorte della Cava dei dinosauri
cambia nel momento in cui un’associazione culturale decide di battersi per essa.
Quell’associazione culturale si chiama Spiragli, e questo mi pare sia un dato
di fatto altrettanto incontrovertibile.
Poi accade qualcosa di anomalo,
di oltraggioso, di destabilizzante: un sindaco di destra, su sollecitazione
dell’associazione Spiragli, propone il Comune di Altamura quale capo-fila di
una conferenza di servizi nella quale affrontare problemi che hanno una
priorità assoluta rispetto a tutto il resto: sono i problemi legati allo stato
di salute della paleo-superficie. Quello stato di salute del quale avrebbe
dovuto preoccuparsi e occuparsi la Soprintendenza per i Beni Archeologici della
Puglia già a partire dal dicembre del 2000.
Un atto di buon governo, quello
del sindaco, a parer mio; un atto di responsabilità. E non mi importa che sia
un sindaco di un partito che non ho mai votato e che mai voterò. Ciò che conta,
mi dico, è che vada nella direzione di garantire la tutela e la salvaguardia di
Cava Pontrelli. Eppure così non è per chi è abituato a ragionare secondo altre
logiche: quelle dell’opportunismo politico, della demagogia populistica.
All’iniziativa del sindaco (che non dimentichiamolo, agisce in nome e per conto
di una Città intera) alcuni esponenti della sinistra locale eccepiscono che è
giusto che la conferenza di servizi si celebri a Bari, presso la sede della
Regione. È una questione di stelle da apporsi al petto.
Il 30 luglio del 2013 in Regione
ci sono tutti: c’è la Barbanente, c’è il Movimento Culturale Spiragli, c’è il
Soprintendente per i Beni Archeologici Luigi La Rocca, c’è il sindaco di
Altamura Mario Stacca, c’è la SIGEA in rappresentanza del mondo scientifico. Ed
è qui che accade il secondo evento destabilizzante. Il sindaco di Altamura dice
che si può fare; si possono trovare i soldi per acquisire la proprietà di Cava
Pontrelli. Servono 530.000 euro. La notizia è di quelle che dovrebbero
rasserenare tutti, al di là dei simboli e delle bandiere, è di fatti tutti
sorridono, o almeno questo è quello che sembra.
La dottoressa Barbanente incassa
la disponibilità del sindaco altamurano, altrettanto fa il Soprintendente La
Rocca (a quest’ultimo non sembra vero che i soldi non debba tirarli fuori lo
Stato, che notoriamente non ha mai soldi da investire in Cultura). L’impegno è
quello di vedersi in una seconda convocazione, a Settembre, per siglare un
protocollo di intesa nel quale ognuno assuma formalmente il proprio impegno,
che tradotto in termini spiccioli vuol dire stabilire “chi fa che cosa”. Perché
ad oggi c’è un solo dato di fatto certo e inoppugnabile: il Comune di Altamura
ha stanziato nel bilancio preventivo la somma necessaria all’esproprio; tutti
gli altri, invece, che impegni prenderanno?
Dalla fine del mese di agosto,
quotidianamente, invio una email alla segreteria della dottoressa Barbanente
per chiedere lumi sulla data della seconda conferenza di servizi. Puntualmente
non ricevo alcuna risposta. Oggi leggo sui giornali locali che prima di
convocare qualsiasi altra conferenza di servizi la Barbanente ritiene necessario “in via preliminare acquisire informazioni
dettagliate sullo stato del procedimento di esproprio dell’area interessata -
con il relativo atto di impegno amministrativo del Comune ad assicurare la
copertura delle somme a ciò destinate”. Mi domando: la Regione che garanzie
intende offrire al Comune di Altamura, una volta che il Consiglio comunale avrà
deliberato lo stanziamento della somma necessaria all’acquisto di Cava
Pontrelli? Quali garanzie intende offrire al Comune di Altamura la
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia che per più di quattordici
anni ha lasciato che il sito rimanesse esposto alle intemperie, con le
conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti? Non sarebbe più giusto che tutti
si incontrassero attorno ad un tavolo e ognuno assumesse formalmente con un
protocollo di intesa i propri impegni, a garanzia del raggiungimento del comune
obiettivo?
Bartolomeo
Smaldone