Nella pluriennale, irrisolta questione di Cava Pontrelli, lo Stato non
ha mai fatto lo Stato, evitando sciaguratamente di applicare le proprie leggi e
le opportune azioni di tutela e di salvaguardia di quella che la comunità
scientifica internazionale considera la paleo-superficie ad impronte di
dinosauri più importante d’Europa.
Ancora oggi, a distanza di quindici anni dall’accidentale scoperta di
un patrimonio che avrebbe cambiato le sorti di un intero territorio, assistiamo
a prese di posizione inammissibili, illegittime e immorali da parte della
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia che, inspiegabilmente,
considera la società proprietaria del sito suo unico interlocutore, vietando
addirittura alla comunità dei paleontologi di effettuare una visita a Cava
Pontrelli in occasione della XIV edizione di «Giornate di Paleontologia»,
congresso annuale della Società paleontologica italiana.
Alla luce dei fatti più e meno recenti, è evidente che, anche
contrariamente a quanto dichiarato in più occasioni dal soprintendente Luigi La
Rocca, nessuno può visitare la Cava: né i membri del Movimento Culturale
Spiragli (che pure erano stati autorizzati a farlo nel settembre del 2013 con
la redazione di Rai Radio3 Scienze); né il Presidente del Parco Nazionale
dell’Alta Murgia Cesare Veronico; né la comunità scientifica. Peccato,
tuttavia, non poter imputare tale eccesso di zelo da parte dell’organo
periferico del Ministero per i Beni e le Attività Culturali alla volontà di
voler salvaguardare un patrimonio ormai ampiamente e colpevolmente compromesso,
rispetto al quale non ha ritenuto opportuno nemmeno reperire la misera somma
necessaria a riconoscere l’indennizzo che avrebbe messo la parola fine alla procedura
espropriativa, lasciando tale incombenza al governo della nostra Città.
A questo punto, sarebbe opportuno che Luigi La Rocca rinunciasse al
proprio incarico.
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