Siamo persuasi che non dobbiamo attendere risposte dalle amministrazioni pubbliche, siano esse destrorse o sinistrorse. Al contrario, dobbiamo essere propositivi ed evidenti; fondare la nostra ragion d'essere sulla inconfutabile utilità morale della Cultura.

martedì 10 giugno 2014

COMUNICATO STAMPA



Nella pluriennale, irrisolta questione di Cava Pontrelli, lo Stato non ha mai fatto lo Stato, evitando sciaguratamente di applicare le proprie leggi e le opportune azioni di tutela e di salvaguardia di quella che la comunità scientifica internazionale considera la paleo-superficie ad impronte di dinosauri più importante d’Europa.
Ancora oggi, a distanza di quindici anni dall’accidentale scoperta di un patrimonio che avrebbe cambiato le sorti di un intero territorio, assistiamo a prese di posizione inammissibili, illegittime e immorali da parte della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia che, inspiegabilmente, considera la società proprietaria del sito suo unico interlocutore, vietando addirittura alla comunità dei paleontologi di effettuare una visita a Cava Pontrelli in occasione della XIV edizione di «Giornate di Paleontologia», congresso annuale della Società paleontologica italiana.
Alla luce dei fatti più e meno recenti, è evidente che, anche contrariamente a quanto dichiarato in più occasioni dal soprintendente Luigi La Rocca, nessuno può visitare la Cava: né i membri del Movimento Culturale Spiragli (che pure erano stati autorizzati a farlo nel settembre del 2013 con la redazione di Rai Radio3 Scienze); né il Presidente del Parco Nazionale dell’Alta Murgia Cesare Veronico; né la comunità scientifica. Peccato, tuttavia, non poter imputare tale eccesso di zelo da parte dell’organo periferico del Ministero per i Beni e le Attività Culturali alla volontà di voler salvaguardare un patrimonio ormai ampiamente e colpevolmente compromesso, rispetto al quale non ha ritenuto opportuno nemmeno reperire la misera somma necessaria a riconoscere l’indennizzo che avrebbe messo la parola fine alla procedura espropriativa, lasciando tale incombenza al governo della nostra Città.
A questo punto, sarebbe opportuno che Luigi La Rocca rinunciasse al proprio incarico.



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