I Classificato
Un nome a questo inverno
(Rita Stanzione)
Dobbiamo
dare un nome
a
questo inverno monumentale
di
inermi bave nelle conche
dov’erano
i raccolti.
L’occhio
del mustelide
stravolto
dalle brine
eppure
si commuove
della
brillantezza della fine.
Nidi
infranti, mani vuote
latenze
invertebrate
dove
ognuno ritornerà
carezza
o spada
-c’è
troppa memoria
di
terre benigne e presentimenti-
Scende
piano l’azzurro
dove
gli ultimi sogni dormono
al
calore sopravvissuto
nell’acqua
cupa dei pozzi
nei
letti straniti
nelle
stagioni assiepate:
albe
di legni verdi, sfolgoranti.
II
Classificato
DOLOROSA
PACE ( Rosella Schiesaro)
Potessi sussurrarti, lontano amico mio,
dell'anima le mie eterne solitudini
del pensiero i miei avariati dubbi.
Quando scorgo dentro, d'un tratto,
la morte travestita a festa.
A tramutare un cuore
che non sente più giorni
e notti e altre solitudini.
La mente, di nuovo a ritrattare
tutto quel folle orrore
quell'agognata fine
che piangerà una dolorosa pace.
III Classificato
Sospensione interiore
(Gerarda Pisaturo)
Non
so dove siano scomparse
le
mie parole, erano nascoste
sotto
il guanciale umido
di
labbra,
carezzate
dalla lingua, prima del sonno.
Forse
rapite dai sogni, o schiacciate dal peso
del
tedio, liquefatte da quelle soluzioni
velenose
degli umori instabili.
Non
so più riconoscerle, le mie parole,
cadute
in trappola, in un mutamento
senza
frastuoni, incastrate in lemmi taglienti
che
affogano piano ogni libertà,
graffiano
il volto niveo
di
ogni storia, ne tradiscono il pensiero.
Non
so più trovarle, le mie parole,
nascoste tra nuovi nemici,
trasformate
(forse) in questo unico cibo
nel
piatto, stanche di lottare, costrette
a
mangiare se stesse,
tra
desideri assaporati freddi,
ed
illusioni servite crude.
Resta
il canto dei pensieri,
ma
non sento più
il
profumo delle frasi amate, raccolte,
desiderate
come la primavera,
son
le parole di questo
tempo
sedato, a pensare per me.
Amalgamata
in questo pensiero
unico,
globale, flessibile, assoluto,
questa
bruma insidiosa che impregna
ogni
concetto, che si attacca sulle idee e
censura
se stessa, senza alcuna prepotenza
o
imposizione, tunica disarmante calata
dall’alto
per le nudità di ogni guerriero.
Ma
verrà il tempo dell’afonia, del silenzio
perfetto
in sospensione interiore,
ogni
verso ritroverà accezione
per
riscoprire ogni vera
realtà.