Siamo persuasi che non dobbiamo attendere risposte dalle amministrazioni pubbliche, siano esse destrorse o sinistrorse. Al contrario, dobbiamo essere propositivi ed evidenti; fondare la nostra ragion d'essere sulla inconfutabile utilità morale della Cultura.

martedì 28 luglio 2015

"Spiragli di Poesia", V edizione: le tre finaliste



I Classificato

Un nome a questo inverno (Rita Stanzione)

Dobbiamo dare un nome
a questo inverno monumentale
di inermi bave nelle conche
dov’erano i raccolti.
L’occhio del mustelide
stravolto dalle brine
eppure si commuove
della brillantezza della fine.
Nidi infranti, mani vuote
latenze invertebrate
dove ognuno ritornerà
carezza o spada
-c’è troppa memoria
di terre benigne e presentimenti-
Scende piano l’azzurro
dove gli ultimi sogni dormono
al calore sopravvissuto
nell’acqua cupa dei pozzi
nei letti straniti
nelle stagioni assiepate:
albe di legni verdi, sfolgoranti.


II Classificato

DOLOROSA PACE ( Rosella Schiesaro)

Potessi sussurrarti, lontano amico mio,
dell'anima le mie eterne solitudini
del pensiero i miei avariati dubbi.
Quando scorgo dentro, d'un tratto,
la morte travestita a festa.
A tramutare un cuore
che non sente più giorni
e notti e altre solitudini.
La mente, di nuovo a ritrattare
tutto quel folle orrore
quell'agognata fine
che piangerà una dolorosa pace.


III Classificato
Sospensione interiore (Gerarda Pisaturo)

Non so dove siano scomparse
le mie parole, erano nascoste
sotto il guanciale umido
di labbra,
carezzate dalla lingua, prima del sonno.
Forse rapite dai sogni, o schiacciate dal peso
del tedio, liquefatte da quelle soluzioni
velenose degli umori instabili.
Non so più riconoscerle, le mie parole,
cadute in trappola, in un mutamento
senza frastuoni, incastrate in lemmi taglienti
che affogano piano ogni libertà,
graffiano il volto niveo
di ogni storia, ne tradiscono il pensiero.
Non so più trovarle, le mie parole,
nascoste  tra nuovi nemici,
trasformate (forse) in questo unico cibo
nel piatto, stanche di lottare, costrette
a mangiare se stesse,
tra desideri assaporati freddi,
ed illusioni servite crude.
Resta il canto dei pensieri,
ma non sento più
il profumo delle frasi amate, raccolte,
desiderate come la primavera,
son le parole di questo
tempo sedato, a pensare per me.
Amalgamata in questo pensiero
unico, globale, flessibile, assoluto,
questa bruma insidiosa che impregna
ogni concetto, che si attacca sulle idee e
censura se stessa, senza alcuna prepotenza
o imposizione, tunica disarmante calata
dall’alto per le nudità di ogni guerriero.
Ma verrà il tempo dell’afonia, del silenzio
perfetto in sospensione interiore,
ogni verso ritroverà accezione
per riscoprire ogni vera
realtà.



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