Dovendo scrivere una
lettera di insediamento, mi sembra necessario rivolgermi ai giusti
interlocutori, che nel mio caso non possono essere soltanto gli associati di
Spiragli -sebbene reputi doveroso indirizzare ad essi il mio ringraziamento per
aver voluto affidarmi un incarico così prestigioso-. Oltre che a loro, mi preme
inviare questo messaggio a tutti coloro i quali condividono il nostro stesso
spirito, i nostri medesimi ideali, e sopra ogni cosa la convinzione che Cultura
significhi più di tutto “abitare responsabilmente un luogo”, facendosi carico
dell’impegno di migliorarlo attraverso attività che si propongano di apportare
benefici allo spirito, se possibile in misura superiore a quelli che il cibo è
in grado di apportare al corpo.
È dunque in ossequio a
un dovere morale che siamo chiamati ad agire in qualità di operatori culturali;
esiste dunque una responsabilità alla quale non possiamo sottrarci, poiché
custodi di uno spazio e di un tempo che da noi esigono risposte precise. Non
possiamo abdicare a questa responsabilità. Non possiamo pensare di edificare
una civiltà fondandola su un
materialismo becero, su un capitalismo senza scrupoli che vilipende ogni
forma di vita, che oltraggia la Natura, che offende la Bellezza. Il nostro
obiettivo deve essere quello di favorire senza eccezioni lo sviluppo di una
coscienza critica, di un’autodeterminazione che debbono portare ogni singolo
individuo ad accettare la sfida di migliorare la qualità sostanziale della
propria vita, difendendola dalle nequizie imposte da chi antepone l’interesse
personale a quello collettivo.
A questo obiettivo,
tuttavia, non possiamo pensare di giungere in navigazione solitaria; è
indispensabile creare una collaborazione virtuosa tra tutti i soggetti che possono
e devono favorire certi processi, attraverso il
loro contributo di idee, di
programmi, di azioni: mi riferisco a tutte le associazioni culturali che
operano incessantemente e sistematicamente sul territorio, impegnandosi in
programmazioni annuali, e non in sporadiche comparse su prosceni improvvisati;
mi riferisco a tutto il mondo politico, senza distinzione di colore e di
simbolo, al quale chiedo di non continuare
a mortificare la Cultura, sottraendole risorse importanti, per poi tornare a parlare
di essa solo per ragioni di comodo, in maniera propagandistica e strumentale;
mi riferisco al mondo imprenditoriale, al quale non deve sfuggire che investire
in attività culturali vuol dire rendere più florido, e dunque più sano, il
tessuto economico-sociale nel quale operano, creando così le migliori
condizioni per la crescita e lo sviluppo futuri; mi riferisco a chi gestisce il
mondo dei media, auspicando che lo faccia sempre in modo imparziale, nel
rispetto della verità e di una informazione libera, senza asservirsi ad alcun
padrone.
Se avremo la capacità
e la costanza di operare insieme, se insieme sapremo approntare un progetto
organico, che tenga conto delle potenzialità di ognuno ponendole al servizio
dell’obiettivo comune, allora sono certo che nel giro di pochi anni Altamura
ritornerà a essere protagonista nel panorama nazionale come nella seconda metà
del diciottesimo secolo, e potrà legittimamente aspirare a essere riconosciuta oltre
che come la città del pane anche e soprattutto come la città della Cultura.
Bartolomeo Smaldone
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